Un momento prima, un momento dopo

Guardate la foto qui di fianco. E’ un bel ritratto dell’attrice Joan Crawford, scattato da Eve Arnold nel 1959.

Un doppio ritratto in effetti: quello pubblico, dentro la cornice,  della diva di un tempo, quello privato fuori dalla cornice della donna così com’è oggi (o meglio nel suo “oggi” del 1959).

Accostate l’uno all’altro, sovrapposte l’una all’altra, le due immagini ci raccontano il senso del tempo che passa.

Come si misura il tempo?

Oh certo, calendari, orologi, clessidre, quello che volete, ce ne rende la dimensione. Ma come stabiliamo il valore di quella misura?

Ognuno di noi sa, attraverso la sua esperienza, che ci sono minuti, singoli frammenti, che alle volte ci restano scolpiti dentro per sempre. Allo stesso modo, ci sono mesi, anni interi, che scompaiono in fretta  dalla memoria, come se nella nostra vita non avessero lasciato traccia.

Il filosofo Paul Ricoeur ha scritto che ciò accade perché:

Il tempo diviene tempo umano nella misura in cui è articolato in modo narrativo.

In altre parole, il valore del tempo per ognuno di noi sta nel racconto che riusciamo a farne. Ed è il valore della foto di Eve Arnold: incarnare nel corpo di Joan Crawford gli estremi di una storia. Un momento prima e un momento dopo. Il passato e il presente.

A livello figurativo, la differenza è resa tra l’abbigliamento curato della diva nella foto incorniciata e l’assoluta semplicità del vestiario della donna nel suo presente. L’acconciatura curata e cristallizzata dell’una, a contrasto con la scarmigliata (e “sfocata”) capigliatura di oggi. Il make-up caricato dell’attrice ritratta versus  “l’acqua e sapone” della donna presa in un momento di quotidianità.

La forza visiva del racconto emerge nella sua essenzialità plastica,   nella composizione dei volumi e delle luci. Balza all’occhio, la distanza tra la parte sinistra scura, dominata dal nero, e la parte destra, divorata dalla luce.

E poi c’è quello sguardo fuoricampo, unico segno di continuità tra le “due” Joan ritratte (a distanza di dieci anni per la precisione). Come a dire che pur nella distanza del tempo trascorso, l’esperienza ha una sua direzionalità. Una  progressione.

Il tempo passa. I segni sono evidenti. Ma non c’è sconfitta o rassegnazione. C’è piuttosto il senso della bellezza umana come capacità di accettare il mutare delle cose.

E’ il senso della vita di Joan Crawford, o meglio quello che ha voluto attribuirle la fotoreporter Eve Arnold, ritrattista di dive e non solo. La potete vedere qui di fianco, in una bella foto recente.

Eve ci ha lasciato una manciata d’ore fa a 99 anni, tutti vissuti intensamente. Ci ha regalato storie visive bellissime, raccolte con la consapevolezza che ella stessa diventava parte delle storie che raccontava. Diceva infatti che:

lo strumento è il fotografo non l’obiettivo

Il Foglio le ha dedicato questo bel ritratto.

3 pensieri riguardo “Un momento prima, un momento dopo”

  1. Non conoscevo assolutamente questo personaggio. Trovo interessantissimo l’accostamento del prima e del dopo nella stessa fotografia.
    Non tutti riuscirebbero a viverlo con serenità.
    Bisogna dire che “tutto è relativo”.

  2. che donna affascinante la buona eve!
    ( come mi sarebbe piaciuto essere ritratta nella stessa maniera della crawford. peccato mi manchi un ritratto da diva! 😦 )

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