Quarant’anni fa

Salvador Allende visto da Gabriel Fraga-2011“Undicisettembre” è ormai un mantra mediatico.

Il ground zero del terzo millennio che inghiotte il tempo precedente come un buco nero, per la forza devastante di quella storia maledetta, per l’orrore “spettacolare” di quelle immagini.

Potremmo continuare a domandarci se questo appiattimento del calendario sia legittimo culturalmente, ma credo che sia un dubbio senza soluzione.

Certo è che , almeno per me, pur rispettando quell’immane tragedia e senza voler creare speciosi paralleli, esiste anche un altro “11 settembre”, altrettanto significativo in termini di racconto collettivo.

E’ la storia sbagliata di un uomo giusto. E’ il racconto triste di Salvador Allende, Presidente socialista del Cile, eletto democraticamente dal suo popolo nel 1970 e scannato brutalmente da un colpo di Stato militare l’11 settembre 1973, quarant’anni fa.

E‘ difficile capire perché questa storia, che non mi appartiene in termini generazionali, che conosco solo attraverso ricostruzioni documentaristiche, romanzi, film e fumetti, mi si sia appiccicata addosso come una seconda pelle. Eppure è così.

In definitiva, credo che sia avvenuto perché l’ho ascoltata la prima volta in un momento, a quattordici anni, in cui mi stavo formando civilmente. E così l’immagine di un uomo che, contro ogni logica, si sacrifica con un fucile in pugno, e con un pugno di uomini, per difendere un ideale di carta chiamato costituzione, mi sembrò bella e terrificante al tempo stesso.

Poi, negli anni c’è stato l’approfondimento di un evento, marginale nelle cronache dei vincitori che la “S”toria la fanno ed, alla rovescia, indelebile nel ricordo dei vinti, dei poveri, degli umili. Quelli insomma che la storia la subiscono.

Sono passati quarant’anni ma l’11 settembre 1973 ha ancora molto da dirci se abbiamo voglia di ascoltare.

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