I silenzi di china del signor Mandrafina

Nel fumetto, lo sappiamo tutti, il suono si fabbrica con onomatopee e balloon.

E per  il silenzio come funziona? Beh, banalmente si potrebbe pensare che basta togliere di mezzo le onomatopee e i balloon medesimi.

Invece le cose non stanno proprio così. Perché mentre di un suono basta l’indicazione per ricostruire la durata, per il silenzio non esistono convenzioni altrettanto efficaci.

In altre parole, se leggo “bang!” nella vignetta, posso immaginare che si tratti di un evento rapidissimo. Ma se in una vignetta non vi sono indicazioni grafiche di rumori, voci o altro, come faccio a stabilire se è passato un secondo,  dieci minuti o due ore? Tutta questione di sensibilità . Esattamente come accade nella realtà, dove a volte la situazione ci porta a percepire pochi istanti come silenzi lunghissimi.

Il silenzio è difficile da disegnare. Per questo ho sempre ammirato un autore di fumetti, come l’argentino Domingo Mandrafina, che del creare sequenze “con il silenziatore” e, perfino, intere storie mute, ha fatto un marchio di stile.

In Italia Mandrafina è conosciuto soprattutto grazie ai serial pubblicati su Lanciostory (Savarese, Spaghetti Bros) e, più di recente, per alcune storie di Dylan Dog. Polizieschi, noir, horror, in effetti sono le coloriture di genere in cui la ricetta di questo cartoonist argentino funziona meglio grazie a due caratteristiche.

La prima è un tratto realistico che tende al grottesco nell’esagerare la fisiognomica dei personaggi e permette a Mandrafina, ora di caricare il senso drammatico del racconto, ora i contrappunti ironici.

La seconda caratteristica è quella cui facevo riferimento prima: l’utilizzo del silenzio. In teoria è qualcosa che attiene la regia delle scene, lo sceneggiatore quindi, almeno quanto l’illustratore. Ma, visto che nelle storie di Mandrafina, questa abilità rimane costante sia che lavori (per dire) con Robin Wood, con Carlos Trillo o Pasquale Ruju, credo che ne vada ascritto in gran parte il merito.

Alla base c’è un uso consapevole della bilancia del bianco e del nero, come racconta lo stesso autore alla rivista Cuadritos:

Come equilibrare il bianco  il nero, dove disporre i neri, dove le vignette più chiare, più scure… Come creare un’atmosfera…

Certo è l’ABC della professione, ma sono le questioni con cui uno si confronta attraverso il suo bagaglio tecnico e le risolve spontaneamente man mano che legge il copione e deve comporre ogni vignetta.

Da lì parte il gioco del silenzio. Un silenzio negato che, parte appunto dall’ABC, cancellando onomatopee, balloon e perfino linee cinetiche.

Anzi è un silenzio (an)negato. Che immerge le candide silhuouette dei personaggi in oceani di inchiostro scuro. Che li isola dal mondo circostante, espropriando dalle vignette gli sfondi.

Ed è il silenzio della solitudine. Più le vignette si svuotano di dettagli e si allargano nelle dimensioni (spesso adottando la grammatica cinematografica del campo lungo), più a contrasto le figure si restringono, diventano esserini minuti.

Nelle storie “nere” di Mandrafina , tutti – dalla spietata dark lady al poliziotto disilluso – finiscono prima o poi, per affogare in una sequenza muta che spesso corrisponde figurativamente a una cesura particolarmente drammatica della narrazione.

Sono silenzi assoluti che tutto quello che tolgono in termini di parole, lo restituiscono in sentimenti, sensazioni, angoscie. Che ti restano dentro, anche dopo che hai voltato pagina o chiuso l’albo. O almeno è quello che accade a me scorrendo le vignette mute di Domingo Mandrafina.

4 pensieri riguardo “I silenzi di china del signor Mandrafina”

  1. Grazie Mille Marco.. Non ci crederai ma il tuo post l’avevo letto in occasione dell’articolo su Savarese: fumetto magnifico, splendidamente scritto e disegnato…
    Beh speriamo che lo leggano soprattutto nelle scuole di fumetto, unicamente per il fatto che servirebbe da strumento proprio per la moltitudine di aspiranti fumettari che non hanno idea di quello che il fumetto ha prodotto in cento anni…
    Piacere mio quindi caro Marco.. ti linko sull’elenco dei blog che seguo…
    A presto… 🙂

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